Biofeedback

Vivere condizioni di stress prolungati rende la persona più reattiva e vulnerabile, rendendola poco capace a far fronte alle diverse sfide della vita quotidiana, questo determina una perdita di controllo delle proprie reazioni emotive. Tutto ciò porta a vivere la sensazione di non aver più la capacità di gestire se stessi e le situazioni generali della vita, di non aver mai abbastanza tempo per portare a termine quello che ci si era prefissati, di sentirsi in agitazione. In queste condizioni la persona fa fatica a ritrovare uno stato di calma, di controllo e di benessere. Durante gli stati ansiosi e stressanti è presente un’attivazione psicofisiologica (tachicardia, tensione muscolare, sudore, fiato corto), che sembrano fuori dal nostro controllo ed in effetti in parte è così, perché si tratta di risposte neurovegetative involontarie del nostro sistema nervoso. In realtà è possibile apprendere ad autoregolarle.

Il Biofeedback è uno strumento che, attraverso dei sensori specifici posizionati sul corpo, è in grado di registrare le risposte fisiologiche, di elaborarle e di mostrarle in tempo reale su un monitor sotto forma di immagini in movimento e grafici.
Questo permette alla persona di vedere in tempo reale ciò che gli accade all’interno del suo organismo e tramite dei training specifici può apprendere a riconoscere i propri parametri e a modificarli.





I parametri che vengono rilevati sono:

  • frequenza respiratoria: si va a rilevare quante respirazioni la persona fa in un minuto. È frequente che chi è sotto stress abbia 18-19 atti respiratori, questo impedisce un’ossigenazione corretta in tutto il corpo e anche a livello cerebrale, mantenendo l’organismo in sofferenza. Inoltre è frequente osservare delle apnee o delle respirazioni completamente irregolari, anche questi mantengono a loro volta lo stato di stress.

  • tensione muscolare: si va a rilevare i segnali elettrici che arrivano al muscolo, in questo modo si possono avere informazioni in tempo reale del proprio stato di tensione muscolare. Attraverso il training la persona riceve informazioni sul proprio tono muscolare e apprende a ridurre progressivamente tale tensione in modo graduale. Il Biofeedback insegna sia a riconoscere le tensioni nel corpo presenti negli stati emotivi intensi, sia a correggere quelle tensioni quotidiane create dalle dysponesis “sforzo fuori luogo” (Whatmore e Kholi, 1974), che creano dolori muscolari cronici.

  • frequenza cardiaca e variabilità interbattito (HRV): la frequenza cardiaca è il numero di battiti cardiaci al minuto. I battiti del cuore non sono mai costanti, in quanto accelera e rallenta decine di volte in un minuto, il tempo tra un battito e l’atro cambia continuamente. Questa variabilità permette all’organismo di adattarsi continuamente ai cambiamenti che avvengono in ogni momento, infatti, in base al nostro ritmo respiratorio, agli stati emotivi che viviamo, allo stato di ansia, stress, rabbia, pensieri, rilassamento, il cuore risponde sempre e velocemente a tutti questi fattori. Più è alta la variabilità più l’organismo è sano. L’HRV (Heart Rate Variability) è appunto l’indice di tale variabilità della frequenza cardiaca, la sua misurazione è un indice per valutare il rischio di infarto e di malattie cardiocircolatorie, ci fornisce un’informazione sull’equilibrio del sistema nervoso simpatico e parasimpatico.

  • temperatura periferica: si tratta di un indicatore del livello di attivazione dell’organismo. Di fronte ad uno stress emotivo avviene una vasocostrizione e di conseguenza si abbassa la temperatura periferica. Il training permette al paziente di imparare ad aumentare la temperatura delle mani, provocando una vasodilatazione generale.

  • conduttanza cutanea: si va a rilevare la variazione della resistenza elettrica della pelle a seguito di stimoli emozionali. La conduttanza cutanea sale quando proviamo stress e viviamo stati d’ansia. Questa risposta fisiologica è importante perché rappresenta un riflesso dell’attivazione simpatica (sistema di allerta), quindi è particolarmente sensibile di fronte a stimoli cognitivi ed emotivi. Durante il training la persona apprende a ridurre la propria conduttanza e quindi la propria attivazione.

Il Biofeedback è un metodo per aiutare le persone a sviluppare una maggiore consapevolezza e abilità nel regolare il funzionamento fisiologico, con l’obiettivo di migliorare il benessere, la salute e le prestazioni.

Gli obiettivi dei training sono:

  1. Migliorare la consapevolezza dei processi fisiologici, cognitivi ed emozionali
  2. Apprendere ad autoregolarsi
  3. Rieducare il sistema nervoso e il cervello nella produzione di reazioni utili a lungo termine. La pratica costante del Bio produce cambiamenti positivi a livello del sistema nervoso autonomo.

Il fine ultimo è quello di aumentare il controllo volontario e consapevole delle proprie reazioni fisiologiche e di ricreare un equilibrio laddove si è creato un’alterazione.
La capacità di riconoscere le risposte fisiologiche e di saperle autoregolare permette alla persona di non portarsi dietro gli stati emotivi intensi nel tempo.
Modulare l’attivazione fisiologica presente in uno stato ansioso, riduce la difficoltà di attenzione, concentrazione, stato di agitazione, tensioni muscolari, generando al contempo uno stato di calma, lucidità e presenza.

Il Biofeedback viene utilizzato col supporto dello psicoterapeuta.

È risultato efficace nel trattamento di diversi disturbi, tra i quali:

Un training può variare dalle 10 alle 20 sedute.
È utilizzato sia in ambito clinico sia in ambito sportivo, per la gestione dello stress e per il miglioramento della performance.

CHE COSA ACCADE IN UNA SEDUTA DI BIOFEDDBACK
Il paziente viene fatto sedere su una poltrona o su una sedia davanti ad un monitor, lo psicoterapeuta gli posiziona i sensori sul corpo (vedi foto) per rilevare le risposte fisiologiche involontarie. Queste vengono convertite attraverso una specifica centralina e trasferiti sul monitor, in modo che il paziente vede in tempo reale cosa accade dentro di lui.
Durante il primo incontro viene effettuato la valutazione psicofisiologica e la “baseline”, quest’ultima consiste in una registrazione di qualche minuto delle risposte fisiologiche, necessarie per impostare i diversi training. 

 

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