La terapia cognitiva comportamentale è nata intorno agli anni ’60 e ad oggi è l’unica ad aver ottenuto maggior conferma scientifica nel panorama nazionale e internazionale.
È una terapia strutturata, nel senso che segue un protocollo ben definito per ciascun disturbo in modo da assicurarne la massima efficacia.
È direttiva: il terapeuta istruisce il paziente sul come “fare”, in modo che diventi egli stesso “l’esperto” del suo problema.
Di breve durata, in quanto si hanno già cambiamenti significativi entro i primi mesi di trattamento.
È orientata al presente, in quanto è volta a risolvere i problemi attuali, anche se l’origine di questi possono risalire all’infanzia.
Agisce e lavora, come riporta il suo stesso nome, sul pensiero (cognitivo) e sul comportamento. La psicoterapia cognitiva comportamentale mette in evidenza come i disagi emotivi siano frutto della relazione intrinseca esistente tra i pensieri, le emozioni e i comportamenti.
ESEMPIO
il Sig. Giovanni ogni qualvolta vorrebbe esprimere il suo pensiero, automaticamente insorgono nella sua testa pensieri del tipo “e se poi faccio una figura da stupido?”, “e se poi uno si mette a ridere per quello che dico?”, “e se poi vengo giudicato negativamente?”. Questi tipi di pensiero fanno nascere emozioni nocive come la vergogna, l’imbarazzo, il disagio. Di fronte a queste emozioni che tipo di comportamento può mettere in atto Giovanni? È molto probabile che non dica nulla, nella peggiore delle ipotesi lascia il luogo della discussione, evita e fugge.
“e se poi uno si mette a ridere per quello che dico?”
(Pensiero ansiogeno e negativo)
↓
imbarazzo, vergogna
(emozione provata)
↓
non esprimo il mio punto di vista
(comportamento messo in atto)
Da questo schema possiamo osservare come un pensiero abbia causato un’emozione e come un’emozione abbia generato un comportamento.
Ora provate a modificare il pensiero con uno più funzionale e realistico.
“sono libero di esprimere quello che penso, se poi qualcuno non condivide il mio pensiero, pazienza non c’è nulla di male, può succedere”
↓
Questo pensiero non evoca nessuna particolare emozione intensa
↓
Dico il mio pensiero, non subisco la situazione
Imparare a valutare in modo più realistico le situazioni intorno a noi, attraverso il cambiamento del modo di pensare, produce un correlato miglioramento del proprio stato di benessere.
Un trattamento psicoterapeutico cognitivo comportamentale può essere svolto sia in gruppo che singolarmente.
Generalmente segue le seguenti fasi:
Analisi della domanda. Il terapeuta accoglie le problematiche esternate dal paziente. Questa fase è composta da 3-4 incontri, in cui vengono raccolte le informazioni. Si utilizza il colloquio clinico, test psicodiagnostici e analisi comportamentali, volti a comprendere gli stati emotivi e la ricostruzione delle esperienze cruciali della vita della persona. Durante la valutazione viene fatta anche lo Stress Assessment con il Biofeedback in modo da comprendere anche il funzionamento fisiologico dell’individuo. L’obiettivo ultimo è definire nei dettagli il problema attuale.
Le 3 fasi del lavoro terapeutico:
Verso la fine del trattamento gli incontri si dilazioneranno nel tempo fino alla conclusione del lavoro. Sono previsti infine incontri a 3 mesi, 6 mesi e 1 anno, in cui si lavora sulla prevenzione delle ricadute.
Concluso il trattamento il paziente è in grado di riconoscere gli stati emotivi, i pensieri ed i comportamenti che sono stati oggetto di disagio e malessere. Inoltre è capace di applicare al bisogno le strategie apprese durante il trattamento, e di affrontare da solo le difficoltà che si presentano sul suo cammino.
L’obiettivo infatti non è più non provare ansia, ma saperla riconoscere e gestirla.
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